giovedì 31 luglio 2014

Kami no kodomo-tachi wa mina odoru

 Se avete voglia di riflettere un po e non solo di bervi le notizie di regine leggetevi questo articoletto 
http://mic.com/articles/92449/here-s-the-lawless-hellscape-colorado-has-become-six-months-after-legalizing-weed

Si parla di Colorado in USA e della sperimentazione a distanza di 6 mesi dell'introduzione della legalizzazione della marijuana in quello Stato. Al di la di ogni tipo di valutazione, si potrebbe magari scoprire per esempio che sono stati alti i ricavi per l'erario derivanti dalla vendita della marijuana (tutti soldi che non solo servono a qualsiasi stato ma che soprattutto vengono sottratti alle organizzazioni malavitose e criminali) oppure che gli arresti correlati alla marijuana - che corrispondono quasi al 50% dei crimini per droga negli USA - sono crollati consentendo da una parte una più corretta ed efficace politica penitenziaria dall'altra un concentrarsi delle attività delle forze dell'ordine su altre e più pericolose attività criminali per un innalzamento dei livelli di sicurezza e difesa per i cittadini. 

Per chi non si arrende facilmente al pensiero unico della stampa di regime del Giovanardum. 

martedì 29 luglio 2014

MEDIOEVO GO BACK


​Anche il New York Times abbraccia la causa della legalizzazione della marijuana. In un editoriale pubblicato ieri, il quotidiano ne paragona il divieto all'epoca buia del Proibizionismo. «Ci sono voluti 13 anni prima che gli Usa capissero gli errori e ponessero fine al proibizionismo, 13 anni in cui la gente ha continuato a bere, onesti cittadini sono diventati criminali e le organizzazioni criminali hanno prosperato», scrive il Nyt. «Sono passati 40 anni da quando il Congresso ha approvato il bando sulla marijuana, con gravi danni alla società, solo per proibire una sostanza che è meno dannosa dell'alcol. Il governo federale dovrebbe abrogare quel bando». Precisando di essere arrivato all'editoriale dopo un lungo dibattito, il giornale sostiene che i costi della cannabis per la società sono «immensi». Secondo il quotidiano, la penalizzazione porta a un «risultato razzista colpendo in modo sproporzionato i giovani di colore, rovinando la loro vita e portando a una nuova generazione di criminali». 
E in Italia? Giavanardum ......


venerdì 25 luglio 2014

LA PIU' BELLA DEL MONDO



Quando tempo è passato da quando in molti applaudivano fieri la nostra Costituzione definita la più bella del mondo?
Ad occhio e croce meno di due anni.
Oggi gli stessi, quasi tutti, sono li in prima fila ad applaudire la riforma della Costituzionale in atto che d'improvviso è diventata la più brutta del mondo.
I padri costituenti ci misero 3 anni di discussione infinite per approvare quella Costituzione: altri tempi certo si dirà, ma imporre oggi la ghighiottina alla discussione parlamentare a misere 115 ore (pari a 5 giorni) per stravolgere la nostra Costutuzione non sarà ancor di più eccessivo? E dover ricordare Verdini e Berlusconi come padri costituenti del nuovo millennio davvero possiamo ritenerlo edificante per le generazioni future?


mercoledì 23 luglio 2014

PER CHI SUONA LA CAMPANA

lettera aperta di Aldo Giannuli al ministro Boschi



"Onorevole Ministro,
ho seguito lo scontro che Ella ha avuto in Parlamento con i senatori dei gruppiM5s e Sel, a proposito delle riforme istituzionali in corso d’opera. Ella ha comprensibilmente difeso il suo operato, negando che tali riforme costituiscano una svolta autoritaria caratterizzata da uno spirito illiberale. 
Al di fuori della polemica politica –in questo caso particolarmente accesa- vorrei sottoporLe pacatamente alcune considerazioni, a titolo puramente personale, come semplice cittadino e studioso della materia (come storico mi sono spesso occupato delle evoluzioni istituzionali del nostro paese, dal fascismo in poi). Naturalmente, non intendo attribuirLe alcun disegno autoritario e non metto in questione le intenzioni –sicuramente le migliori-, quanto piuttosto indicare alcune dinamiche oggettive che possano andare al di là delle intenzioni –sicuramente le migliori-. Non sarebbe la prima volta che da una norma costituzionale sbagliata seguano conseguenze gravi ed estranee alla volontà del legislatore: sicuramente i costituenti di Weimar che inserirono nel testo l’art. 148 sullo stato d’eccezione, non immaginavano l’uso che ne avrebbero fatto i nazisti solo 12 anni dopo. 
Entrando nel merito della questione, il rischio maggiore che io vedo in questa riforma è lo smantellamento delle misure a protezione della Costituzione volute dall’Assemblea Costituente: il sistema elettorale proporzionale (tacitamente sottinteso dal testo), il bicameralismo perfetto con la diversa base elettorale delle due Camere, l’integrazione del collegio elettorale per il Presidente della Repubblica con i rappresentanti regionali, l’istituzione di un giudice di legittimità costituzionale, le maggioranze richieste sia per l’elezione del Presidente quanto dei giudici della Consulta, nonché per il processo di revisione costituzionale costituivano un insieme organico di norme a tutela dei meccanismo di controllo e garanzia della Repubblica, in una raffinata architettura di pesi e contrappesi. E questo, per evitare il rischio di concentrare il potere nelle mani di un solo partito da cui sarebbe nato un regime.
Da circa venti anni è iniziato un processo di “mutamento costituzionale a rate” che ha finito per smantellare quell’accorta architettura a protezione della nostra norma fondamentale.
Di fatto, è con il passaggio dal proporzionale al maggioritario che è venuta meno la principale garanzia, vanificando il valore delle soglie stabilite dall’art. 138. Infatti, vorrei ricordare che nel ventennio appena trascorso è passato il costume, sconosciuto in passato, delle riforme Costituzionali unilaterali, decise dal solo partito di maggioranza. Vorrei ricordare che in nessun sistema basato su una legge elettorale maggioritaria, il processo di revisione costituzionale è totalmente affidato al Parlamento, ma si prevede l’intervento del Capo dello stato, o dell’equivalente della Consulta o del referendum popolare -spesso obbligatorio ed in qualche caso preventivo- nel processo di revisione. 
Tuttavia, sin qui, questo processo ha trovato qualche limite nel persistere della struttura bicamerale del nostro ordinamento: proprio la base elettorale regionale ha prodotto costantemente maggioranze di governo assai più risicate al Senato che alla Camera. D’altra parte, la composizione assai varia del collegio elettorale del Presidente (senatori a vita, delegati regionali, diversa composizione dei due rami del Parlamento) ed una persistente prassi costituzionale hanno contribuito a preservare una pur relativa terzietà del Presidente. E (salvo che per la presenza dei delegati regionali) le stesse cose potremmo dire per l’elezione dei giudici costituzionali.
Ora, la riforma in corso di discussione, travolge anche questi residui paletti, lasciando solo quello, tenuissimo, della prassi costituzionale. Con la riduzione del Senato a 95 membri, il Parlamento in seduta comune passa da 1008 membri (più gli ex Presidenti) a 725, per cui la maggioranza assoluta dei votanti scende da 505 a 363 voti. Considerando che l’Italicum prevede un premio elettorale di 354 seggi per il vincitore, si ricava che bastino solo 9 senatori per assicurare al partito di governo il potere di eleggere da solo tanto il Presidente della Repubblica quanto i giudici costituzionali. Il Capo dello Stato, a sua volta, ha il potere di nominare altri 5 giudici che garantirebbero una maggioranza precostituita nella Corte di giudici di ispirazione governativa Con la stessa maggioranza potrebbe essere messo in stato d’accusa il Presidente che, quindi, dal momento dell’elezione al suo possibile deferimento all’Alta Corte, si troverebbe a dipendere totalmente dalla volontà del partito di maggioranza e, dunque, perdere gran parte della sua terzietà. La stessa nomina dei senatori non più a vita, ma per sette anni (esattamente la durata del mandato presidenziale) li configurerebbe come una sorta di “gruppo parlamentare del Presidente” da affiancare alla maggioranza di governo.
Mi si farà notare che le leggi costituzionali dovrebbero comunque passare al vaglio del Senato, che potrebbe avere un colore diverso da quello della Camera. Ma occorre considerare il carattere “iper maggioritario” del processo di formazione del nuovo Senato. Infatti, esso sarebbe eletto a maggioranza dalle assemblee regionali a loro volta elette con sistema maggioritario. Di fatto, questo significa la quasi totale esclusione delle formazioni minori e la spartizione quasi a metà dei rimanente dei seggi fra i due principali partiti (o coalizioni), ma quello di governo potrebbe giocare in più la carta dei 5 senatori di nomina presidenziale. 
Di fatto, il partito vincitore delle elezioni avrebbe il concreto potere di mettere mano a piacimento alla Costituzione e, dove non vi riuscisse in sede parlamentare, potrebbe poi sempre contare su una compiacente interpretazione di una Corte Costituzionale addomesticata. 
Certamente né Ella né il Suo partito hanno in mente un simile piano di occupazione del potere, ma chi può garantire che domani la maggioranza non sia conquistata da un partito con minori scrupoli democratici?
D’altro canto, onorevole Ministro, non Le sfuggirà la situazione assai critica in cui versa questo processo di revisione costituzionale, condotto da un Parlamento che ha un vizio di rappresentatività dichiarato dalla Corte Costituzionale e che, per di più, ha come obiettivo la nascita di un senato non elettivo ma di secondo grado e di doppia selezione maggioritaria. 
Certamente, fra i sistemi di democrazia liberale, non mancano esempi di assemblee senatoriali non elettive, ma espressione di poteri locali o nomine delCapo dello Stato o altro ancora, ma, mi permetto di far notare che in un nessuno di questi casi il Senato ha poteri in materia di leggi costituzionali, ed, inoltre, nessuna di queste assemblee è il prodotto di una doppia selezione maggioritaria, che ne riduce enormemente la rappresentatività.
In definitiva avremmo un Parlamento composto da una Camera di nominati, eletta con criterio maggioritario e con pesanti clausole di sbarramento, ed un Senato di eletti di secondo grado con doppia selezione maggioritaria, dal quale dipenderebbero quasi totalmente tutti gli organi di controllo e garanzia ed il processo di revisione costituzionale: converrà che si tratterebbe di una situazione piuttosto anomala nel quadro delle democrazie liberali. Qualora Ella ritenesse non infondate queste preoccupazioni, sarebbe positivo che si aprisse un confronto, quantomeno sulle possibili misure per mettere in sicurezza la Costituzione. AugurandoLe buon lavoro le porgo i miei rispettosi saluti"
Aldo Giannuli

BRACCIA RUBATE ALL'AGRICOLTURA

Da lunedì prossimo si lavorerà 24 ore no stop per sette giorni su sette al Senato: tutto per scongiurare la "ghigliottina" (il passaggio diretto al voto finale di un decreto, in qualsiasi fase dell'esame dell'aula si trovi) sulle migliaia di emendamenti alle riforme costituzionali. Una corsa contro il tempo per arrivare al sì al provvedimento prima della pausa estiva.

ma porca puttana mi chiedo: e se questi signori lavorassero così per risolvere il problema del lavoro che non c'è, del deficit che sta impazzendo, dei sostegni al reddito per le persone che non ce la fanno più, non sarebbe meglio?

Stamo andando a fondo come il Titanic e davvero a qualcuno interessa la riforma del Senato?

P.S.: Riforma tra l'altro che è brutta che più brutta non se po!! 

lunedì 21 luglio 2014

IL BALLO DEL MATTONE

Tasse sulla casa raddoppiate, mentre il valore economico è sceso del 15%

Negli ultimi 5 anni la tassazione sulla casa è quasi raddoppiata, mentre il valore economico delle abitazioni è mediamente sceso del 15 per cento. A darne notizia è l’Ufficio studi della CGIA che, attraverso il suo segretario, Giuseppe Bortolussi, aggiunge: “Tra il 2010 e il 2014 abbiamo assistito ad un incremento spaventoso del prelievo fiscale sulle abitazioni e, parallelamente, a una drastica riduzione del valore di mercato delle stesse. Due fenomeni di segno opposto che hanno contribuito a ridurre la ricchezza degli italiani”.
Prendendo come riferimento i dati medi nazionali, l’analisi della CGIA dimostra che in un’abitazione di tipo civile (categoria catastale A2) tra il 2010 e il 2014 il valore di mercato è sceso del 15 per cento (da quasi 200.000 a poco meno di 170.000 euro), mentre le imposte ordinarie (cioè quelle generalmente versate da tutti i proprietari, come i rifiuti e la Tasi) sono aumentate del 104 per cento(da 300 a 611 euro). Pertanto, l’incidenza delle imposte sul valore dell’abitazione è passata dall’1,5 per mille al 3,6 per mille. Ciò vuol dire che l’incremento è stato del 140 per cento.
Per un’abitazione di tipo economico (categoria catastale A3), invece, la contrazione media del valore di mercato è stata anche in questo caso del 15 per cento (da quasi 174.500 a poco più di 148.300 euro), mentre il peso fiscale è aumentato dell’88 per cento (da 264 a 495 euro). Pertanto, l’incidenza delle imposte sul valore di questa abitazione è salita dall’1,5 per mille al 3,3 per mille (+ 121 per cento).

Questa situazione, ovviamente, ha avuto delle ripercussioni molto negative anche per le attività economiche che ruotano attorno al comparto casa. Molti artigiani dell’edilizia, del legno, del settore dell’installazione degli impianti (idraulici, elettricisti, manutentori, etc.) sono stati costretti a gettare la spugna o nella migliore delle ipotesi a ridurre drasticamente il personale alle proprie dipendenze.

Se il settore sarà in grado di riprendersi, puntando soprattutto sulla riqualificazione/ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente, non ci sono dubbi che gli effetti occupazionali saranno immediati e la ripresa economica potrà subire una forte accelerazione. Ovviamente, conclude la CGIA, è necessario che il carico fiscale sul “mattone” subisca una netta flessione.